
Uno, due, dieci, mille corpi: definibili e finiti come la verità che circonda l’universo infinito rispetto al tempo demarcato dell’esistenza umana. Corpi che implodono, esplodono, si ricercano e sfuggono.
Il corpo ha una sua ragion d’essere e un suo posto nel mondo che prescinde dallo status sociale semplicemente perché è da quando esiste l’essere umano che abita il proprio corpo anche se nella coscienza collettiva siamo tutti soli.
Cambierei quest’accezione in: siamo tutti unici!
Si, perché ogni corpo si distingue dall’altro (diversità), ma al contempo ogni corpo è corpo (unità). Corpi abbandonati, umiliati, lasciati a se stessi, sottovalutandone l’importanza non dell’involucro ma dell’esistenza. Esemplificative sono frasi come: è “solo” un livido, è “solo” ciò’ che appare, è “solo” nella tua testa. Invece è nel e sul tuo corpo tutto quello che sei stato, sei e diventerai Quindi, a prescindere dall’etnia, dalla razza, dallo status e dalla salute, il tuo corpo è ciò che ti rende quello che sei e non quello che appari o pensi di essere per cui è necessario sentirlo e abitarlo con la consapevolezza, però, di non conoscerne ogni angolo di stanza.
Tra corpi, si ci riconosce in una bolla di elettricità che sconfina in sensazione. Io sento, tu senti.
Empatia, scambio e accoglienza energetica rendono gli esseri umani animali sociali e nell’era tecnologica in cui regna la socialità virtuale urge la ricerca di verità che nasce proprio dalla semplicità di un corpo che non è mai Solo.
Silvia De Michele