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La Fontana del Gigante del Lungomare di Napoli è stata finalmente restaurata ed è pronta ad essere ammirata dai passanti in tutto il suo splendore. Grazie all’opera di ristrutturazione di ABC Napoli infatti, il monumento seicentesco ha riattivato il corso d’acqua e attivato le illuminazioni. Sarà quindi uno dei punti forti della passeggiate dei turisti e soprattutto dei napoletani che da anni richiedevano questo tipo di intervento.

Fontana del Gigante ristrutturata

Questo il post su facebook della ABC Napoli: “Grazie ad ABC torna a zampillare l’acqua anche dalla Fontana del Gigante. L’opera Seicentesca, realizzata dagli scultori Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino, dopo il restauro delle opere marmoree a cura del Comune di Napoli ed il rifacimento dell’impianto idraulico e illumino-tecnico realizzato da ABC, ritorna al suo antico splendore”.

“Un nuovo impianto di trattamento dell’acqua, necessario a preservare i pregiati marmi della fontana, un moderno sistema di pompaggio con tre blocchi motore e un più sostenibile impianto d’illuminazione che fa risaltare la bellezza del complesso marmoreo, sono il frutto del lavoro delle maestranze di ABC alle quali va un particolare ringraziamento per l’impegno e la professionalità. Ringraziamento che il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha voluto esprimere personalmente in questa occasione”.

Un po’ di storia

La Fontana del Gigante (conosciuta anche come la fontana dell’Immacolatella), è una delle fontane monumentali di Napoli di inizio Seicento. Si trova tra via Partenope e via Nazario Sauro, a poca distanza da Castel dell’Ovo. Fu costruita in concomitanza del Palazzo Reale (1600-1602). Nel progetto di Domenico Fontana essa doveva, infatti, essere allineata in perpendicolare rispetto alla facciata del Palazzo e allo spigolo verso il mare.

L’opera avrebbe dovuto una funzione scenografica di chiusura della piazza verso il mare segnando il confine del Palazzo. Fontana chiamò per questa impresa Michelangelo Naccherino e Pietro Bernini, che la realizzarono su commissione del duca d’Alba, don Antonio Alvarez di Toledo.

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