Com’è citato nella Costituzione, l’Italia è una e indivisibile, affermando che ogni tentativo di rendere indipendente una parte dello stato è illegale. L’autonomia differenziata è la proposta di legge presentata dalla Lega di Matteo Salvini che ha creato divisioni nel dibattito politico italiano. Infatti, l’articolo V della Costituzione, regola l’autonomia regionale riconoscendo competenze maggiori in determinate materie, purché rispettino i parametri stabiliti a livello nazionale. L’obiettivo è di consentire una gestione più vicina ai territori delle risorse e delle politiche, in modo da rispondere meglio alle esigenze locali. Una maggiore autonomia, come si sta progettando, potrebbe causare una spaccatura del paese e favorire le regioni più ricche e sviluppate d’Italia, in grado di gestire in modo autonomo settori come l’istruzione, la sanità e le infrastrutture.
L’autonomia differenziata minaccia l’unità del paese
Le regioni che protestano di più contro l’autonomia differenziata, ovviamente, sono quelle del Sud Italia. Si teme che questa riforma possa ampliare il divario già esistente tra Nord e Sud. Concedere maggiore autonomia alle regioni più ricche, rischia di impoverire ulteriormente le regioni meno sviluppate, che potrebbero vedere ridotti i trasferimenti statali e quindi avere meno risorse per garantire servizi essenziali ai cittadini. Inoltre, c’è preoccupazione che l’autonomia differenziata possa portare a una frammentazione del sistema educativo, sanitario e dei trasporti a livello nazionale, con il rischio di creare disuguaglianze territoriali ancora più marcate.
La raccolta firme per il referendum
Già raggiunto il quorum della raccolta firme (digitali e ai banchetti) per la richiesta del referendum abrogativo contro l’autonomia differenziata. Tra le principali regioni: Campania, Emilia Romagna, Toscana, Calabria e Sardegna, a cui si è aggiunta la Puglia. Ora, il numero di sottoscrizioni finale servirà soprattutto a fare pressione politica sul governo. Una mobilitazione popolare oltre ogni rosea aspettativa, che può aprire ad una crisi di governo.