
Papa Francesco si è spento ieri, lunedì 21 aprile, all’età di 88 anni. Il Pontefice si trovava a Roma, a Casa Santa Marta, dove era stato trasferito dopo il ricovero al Gemelli. Jorge Mario Bergoglio, pontefice dal 2013, negli ultimi mesi aveva sofferto di diversi problemi di salute per una infezione alle vie respiratorie che ciclicamente tornava a presentarsi.
Ricordi del Papa legati alla città di Napoli
Dolore e memorie nel giorno della scomparsa di Papa Francesco. Un’occasione speciale da ricordare è quando Papa Francesco decise di venire a Napoli in visita pastorale, partendo da Scampia, il 21 marzo del 2015. Il cardinale Sepe, allora alla guida della diocesi, conosceva bene il confratello argentino Bergoglio. Una “missione” speciale nel corso del Conclave che elesse Francesco. La sera prima dell’ultima votazione, mentre già si profilava la “fumata bianca” toccò proprio a Sepe sciogliere l’ultimo nodo.
Ricordi anche divertenti come quello del primo viaggio di Bergoglio a Napoli. Baci e abbracci al Duomo di Napoli nel marzo del 2015. In quell’occasione le monache di clausura erano così entusiaste di poter incontrare il Papa, che ruppero le fila e circondarono il pontefice argentino, il quale comprese subito che si trattava di un omaggio mediterraneo. Il Cardinale Sepe rimproverò in dialetto le sorelle, il video divenne virale e ci furono molte polemiche. Era il 21 marzo 2015 e oggi, nel dolore per la scomparsa del Pontefice, quel giorno può essere ricordato come “la primavera delle suore di clausura“.
Le parole di Papa Francesco al popolo napoletano
Papa Francesco, durante la sua visita nella città di Napoli, ha ribadito con insistenza che il cambiamento è possibile, che sperare in un’esistenza diversa, finalmente liberi dalla schiavitù del denaro mal guadagnato, del successo effimero, della felicità ad ogni costo che passa per la perdita del rispetto di sé e del prossimo, non è un’impresa, ma una scelta a portata di mano. Anche a Napoli dove ogni cosa sembra più difficile. E lo aveva detto chiaramente, nel suo stile essenziale, con parole semplici, dirette, consolatorie, a volte di rottura, ma mai scontate. Come quando, in Piazza del Plebiscito, disse “Non lasciatevi rubare la speranza!”
Parole e gesti, parole e sorrisi, strette di mano e abbracci, distribuiti ai passanti, alle famiglie, ai single, ai detenuti, al clero e alle suore di clausura, agli ammalati, ai giovani, ai bambini, ai rappresentanti delle istituzioni mischiati in mezzo alla folla. E, sempre, parole di incoraggiamento e speranza, rivolte al futuro, come quando, sul lungomare, si rivolse ai giovani dicendo: “Preghiamo per i giovani, oggi è il giorno della primavera, giorno della speranza, giorno dei giovani; ogni primavera si riprende la strada della gioventù, si fiorisce un’altra volta.”