
“Sospettavo che quella – dichiara Livio Rousseau, fidanzato di Chiara Jaconis – statuina non fosse caduta da sola. Ora non provo rabbia, ma voglio solo andare avanti. Vivo anche per Chiara”. Con queste parole, Livio Rousseau, fidanzato di Chiara Jaconis, la turista padovana morta dopo essere stata colpita da un oggetto lanciato dall’alto ai Quartieri Spagnoli di Napoli il 15 settembre 2024, ha rotto per la prima volta il silenzio. A raccogliere la sua testimonianza è stato il Gazzettino di Padova.
Chiara Jaconis, il fidanzato e quel viaggio regalo finito in tragedia
Era il suo trentesimo compleanno. Un viaggio a Napoli, città che Chiara sognava da sempre, fan com’era della pizza e della sua cultura. Ad accompagnarla, il compagno Livio, conosciuto a Parigi nel 2022. I due avevano costruito una relazione profonda, solida, e quel pomeriggio stavano semplicemente passeggiando ai Quartieri Spagnoli quando la tragedia li ha travolti.
“Abbiamo sentito un rumore e Chiara si è accasciata. Ho capito subito che era grave. I medici sono stati trasparenti, non mi hanno raccontato favole”, racconta Livio, ancora visibilmente segnato. Chiara è morta in ospedale due giorni dopo, il 17 settembre. Una tragedia che ha scosso non solo Napoli, ma anche Padova e la comunità italiana a Parigi, dove Chiara lavorava nel settore della moda.
“Non mi cambierebbe nulla ricevere delle scuse dalla famiglia del ragazzino. Non è quello che cerco. La mia unica priorità oggi è vivere anche per lei. Ci rendevamo migliori a vicenda, e ora ogni cosa che faccio è anche per Chiara”, confessa con lucidità il fidanzato di Chiara Jaconis.
La morte ai Quartieri Spagnoli, l’amarezza e la forza per andare avanti
Livio non cerca colpevoli a ogni costo, ma sente l’amarezza di un percorso giudiziario lento e opaco:
“Tutto questo poteva essere gestito in modo diverso. Abbiamo atteso mesi per avere un nome, una verità”.
Quel nome è quello di un tredicenne affetto da disturbi psichici, già protagonista di episodi simili. Secondo la ricostruzione della Procura minorile di Napoli, sarebbe stato lui a lanciare la statuina. Ma la legge non consente di procedere penalmente nei confronti dei minori di 14 anni.
“Non ho rimpianti. Le ho detto tutto, Chiara sapeva quanto l’amavo. Questo mi dà pace. Ogni viaggio, ogni concerto, ogni istante ora lo vivo anche per lei. È come se fosse ancora qui, accanto a me”, conclude Livio, che oggi continua il suo percorso con l’aiuto di una psicologa.
L’inchiesta continua: si indaga ancora sui genitori del minorenne
Chiusa l’inchiesta sul minore, resta aperta quella a carico dei suoi genitori. Gli inquirenti napoletani vogliono chiarire se vi siano state omissioni o negligenze nella custodia del ragazzo e nella sicurezza dell’abitazione da cui è caduta la statuina.
La famiglia ha sempre negato che l’oggetto provenisse dalla propria casa. Ma per la Procura, i rilievi tecnici raccontano un’altra storia. Nei Quartieri Spagnoli, oggi, resta una ferita aperta. Una comunità che si stringe nel dolore, ma che – come Livio – vuole guardare avanti, senza dimenticare.