A Napoli una bambina drogata di appena due anni è finita in ospedale dopo aver ingerito dell’hashish. È il terzo caso in pochi giorni registrato al Santobono, l’ospedale pediatrico di riferimento del capoluogo campano. La piccola, soccorsa d’urgenza nella serata di domenica 5 ottobre, è arrivata al Pronto Soccorso in stato di torpore profondo, tanto da non riuscire più a svegliarsi.
Il personale medico ha riconosciuto subito i sintomi tipici dell’intossicazione da cannabis: pupille dilatate, respiro rallentato, forte sonnolenza. Dopo le prime cure, la bambina è stata sottoposta a monitoraggio costante. Fortunatamente, le sue condizioni sono migliorate e dopo alcune ore di osservazione è stata dimessa senza conseguenze gravi. Ma la paura, per i genitori e per i medici, è stata enorme.
Bambina drogata: terzo caso in pochi giorni al Santobono di Napoli
Solo pochi giorni fa, tra il 23 e il 25 settembre, altri due bambini – uno di appena 10 mesi – erano finiti nello stesso ospedale per intossicazione da cannabinoidi. Tre episodi in meno di due settimane, tutti a Napoli, e tutti con la stessa dinamica: bimbi che ingeriscono sostanze stupefacenti presenti in casa.
Una coincidenza che mette i brividi e che richiama l’attenzione su un problema sempre più sottovalutato: la presenza di droga nelle abitazioni, anche dove vivono neonati e bambini piccoli.
Genitori sotto accusa: “Serve responsabilità, non fatalismo”
Dopo l’ennesima emergenza, tra i medici del Santobono prevale un sentimento di rabbia e sgomento. “Non possiamo parlare di incidenti casuali quando succede tre volte in pochi giorni”, spiega una fonte interna al Mattino. Ed è inevitabile chiedersi dove fossero i genitori, o come sia possibile che una sostanza stupefacente sia finita nelle mani di una bambina di due anni.
La verità, cruda ma necessaria da dire, è che la disattenzione degli adulti oggi può uccidere. Tenere droga in casa significa esporre i figli a un rischio letale. La curiosità dei bambini è naturale, ma la negligenza di chi dovrebbe proteggerli è inaccettabile.
Napoli piange di nuovo una vergogna che non è solo cronaca: è una ferita sociale, un fallimento educativo che chiama tutti alla responsabilità.