
Foto di Stefano Colasurdo
Questa mattina un’orda di gente si è riversata per le strade di Napoli per lo sciopero generale a supporto della Palestina. I cittadini si sono riuniti a piazza Mancini, poco distante da piazza Garibaldi per poi proseguire, in decine migliaia, verso il porto e l’imbocco autostradale di via Marina. “Blocchiamo tutto” il grido dei manifestanti.
Non una semplice frase detta per dire ma un vero e proprio grido di battaglia. I manifestanti, a differenza di ieri, sono riusciti anche a superare il cordone della polizia antisommossa del porto di Napoli. Obiettivo? Farsi sentire contro la MSC e la sua nave da crociera proveniente da Israele, precisamente dalla città di Haifa. La polizia quindi ha lasciato passare i napoletani senza opporre resistenza, probabilmente per il numero troppo elevato di persone presenti.
Sciopero generale per la Palestina
Oggi Napoli era intasata e non è ancora finita. Il prossimo passo della manifestazione è quello di bloccare, così come già fatto in parte ieri con un quarto delle persone che sono presenti oggi, l’imbocco dell’autostrada, quello di via Marina.
Si tratta del terzo giorno di fila che i manifestanti scendono in piazza. Praticamente ogni giorno da quando le navi israeliane hanno bloccato la Flotilla che ha l’unico obiettivo di trasportare aiuti umanitari per i palestinesi.
Gli scontri di ieri ed il punto sulla situazione
Nonostante durante la giornata di ieri ci fossero meno persone, la protesta aveva portato a duri scontri con la polizia. Tanto è vero che uno dei manifestanti, preso a manganellate dagli agenti, ha riportato la rottura del setto nasale con 30 giorni di prognosi.
Ciò che conta però è che Napoli c’è. Sta lottando così come stanno lottando le altre città italiane e questo è un qualcosa che si sta riversando sulle istituzioni che non possono più far finta di nulla. L’Italia infatti continua a fornire armi ad Israele e questo non è più ammissibile. Al momento si contano circa 60 mila morti ammazzati tra i palestinesi di cui 20 mila bambini. Siamo di fronte ad un genocidio e non possiamo voltarci dall’altro lato.