La chiusura del Murale di Maradona ai Quartieri Spagnoli ha acceso un grande dibattito in città e sui social. Nelle ultime ore, le immagini delle bancarelle coperte, dei gadget rimossi e della celebre cappella dedicata al “Pibe de Oro” interdetta ai visitatori hanno fatto il giro del web. Ma la verità, come spesso accade, è più complessa di quanto sembri. Non è stata la Polizia Municipale a chiudere lo slargo, bensì gli stessi gestori di Largo Maradona, esasperati dalle continue sanzioni e in attesa di un permesso definitivo per lavorare in regola.

Cosa è accaduto: controlli, sequestri e verifiche

Nella giornata di ieri, blitz delle forze dell’ordine al Murale di Maradona nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Agenti e personale della Polizia Municipale hanno effettuato un controllo straordinario, ponendo sotto sequestro alcune magliette, cimeli e gadget dedicati all’ex numero 10 argentino, in quanto privi delle necessarie autorizzazioni commerciali.

Durante le verifiche sono stati sequestrati cinque carretti per la vendita di bevande, rinvenuti abbandonati e incatenati sul suolo pubblico, senza alcuna licenza o permesso di occupazione di suolo pubblico. Inoltre, due esercizi commerciali – uno alimentare e uno non alimentare – sono stati sottoposti a sequestro per mancanza di autorizzazione all’esercizio in sede fissa, in violazione dell’articolo 147 della Legge Regionale n. 7/2020, che regola l’attività commerciale in Campania.

Un intervento, dunque, mirato al ripristino della legalità amministrativa, ma che molti hanno inizialmente interpretato come un atto repressivo contro l’intera area simbolo del culto maradoniano.

La replica dei gestori: “Non ci ha chiuso nessuno, lo abbiamo fatto noi”

Sui social è arrivata la risposta ufficiale dei gestori di Largo Maradona, che hanno voluto chiarire la loro posizione e raccontare la loro versione dei fatti:

L’area di Largo Maradona, in quanto proprietà privata, è stata chiusa per nostro volere e non da autorità o altri enti. Purtroppo, le istituzioni non ci hanno ancora dato la possibilità di ottenere un permesso che ci consenta di operare regolarmente tutto il giorno, in quello che grazie al lavoro e alla dedizione di mio padre e della mia famiglia è diventato il luogo più iconico e visitato di Napoli.

Noi siamo i primi a rispettare le leggi e a lavorare in regola:
• paghiamo le tasse,
• siamo iscritti a INPS e Camera di Commercio,
• la nostra merce è tutta fatturata,
• i nostri dipendenti sono assunti regolarmente.
L’unico problema è che possediamo una licenza itinerante, e quindi non possiamo restare fermi, poiché è l’unica forma di licenza che ci è stato possibile ottenere.

Per questo motivo, chiediamo ad alta voce alle istituzioni di aiutarci, di trovare una soluzione concreta che ci permetta di continuare a lavorare nel rispetto della legge. Perché se chiudiamo noi, non si ferma solo la nostra famiglia, ma si spegne un intero quartiere. E stavolta, Largo Maradona non lo riapriremo più per scelta nostra.”

Un simbolo in bilico tra legalità e identità popolare

Al momento, la cappella maradoniana e le bancarelle restano coperte, mentre l’accesso all’area è interdetto. Sono visibili soltanto il murale di Maradona e la grande statua di sei metri donata recentemente da un artista argentino.

La Polizia Municipale di Napoli ha confermato che l’intervento si è limitato al sequestro del materiale privo di autorizzazioni, escludendo qualsiasi provvedimento di chiusura del sito. Tuttavia, la scelta dei gestori di chiudere lo slargo rappresenta un segnale forte, un gesto simbolico ma anche una forma di pressione istituzionale.

Il rischio, ora, è che la chiusura del Murale di Maradona si trasformi da atto temporaneo a perdita permanente di uno dei luoghi più iconici della città. Un simbolo amato dai napoletani e dai turisti, ma anche un punto di scontro tra burocrazia, passione popolare e necessità di legalità.

Appello alla città e alle istituzioni

La famiglia che gestisce l’area lancia un appello chiaro: Non vogliamo l’illegalità, vogliamo solo poter lavorare. Una richiesta che riflette il sentimento di molti commercianti del centro storico, spesso intrappolati tra norme rigide e la realtà quotidiana di una Napoli viva, turistica e caotica.

Nel frattempo, i turisti continuano ad arrivare, trovando però il cuore pulsante di Largo Maradona silenzioso e coperto. E in molti si chiedono se, questa volta, la chiusura sarà davvero solo temporanea o il segnale di qualcosa di più profondo: una Napoli che rischia di perdere un altro pezzo della sua anima popolare.

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