Nella prima puntata di Belve, la tiktoker napoletana Rita De Crescenzo dimostra quanto sia preoccupante il livello culturale e politico che il servizio pubblico televisivo è disposto ad ospitare. La sua presenza è applaudita da alcuni, ma noi, su Gridalo, ci vergogniamo. Paghiamo la Rai, e in prima serata mandiamo in onda chi rivendica ignoranza e retorica becera.

Tra le frasi più allarmanti: “Sto crescendo mentalmente. Sto studiando, vengono a farmi lezioni a casa“. Se serve “studiare da grande”, non è segno di forza, ma di un vuoto educativo. Poi, ancora: “Dalla mattina alla sera faccio compagnia alla gente… la gente mi tiene come una Madonna“. Parole che non evocano umiltà, ma un ego smisurato e un narcisismo populista.

Rita De Crescenzo a Belve: “Porterei la gente a votare”

Ma il momento più inquietante è quando annuncia il suo impegno politico: “Porterei la gente a votare, organizzerei dei pullman casa per casa“. Demagogia pura. Senza alcun piano serio, fa appello alla “popolarità sociale” con promesse semplicistiche e mobilitazione di facciata.

Massimo Ranieri e droga

Incredibile anche la sua rivendicazione di non aver mai spacciato: “Ho fatto uso di droga, ma non ho mai spacciato“, dice, minimizzando una vita complicata con una semplificazione morale superficiale.

E che dire poi della sua parentela “vip”? “Mia nonna era parente di Massimo Ranieri“, afferma come fosse un titolo di nobiltà culturale. Una dichiarazione che molti trovano fantasiosa — e francamente imbarazzante.

Fagnani sotto accusa

Domanda a Francesca Fagnani: come ha potuto prestarsi a questa passerella mediatico-popolare? Belve è un talk show serio, ma oggi sembra diventato il circo di Instagram.

In conclusione, la Rai dovrebbe chiedersi: che servizio pubblico siamo disposti a dare? Se finisce per elevare chi confessa ignoranza e banalizza il dolore personale per guadagnare fama, abbiamo davvero sbagliato strada. Inoltre è stato davvero faticoso riportarvi le parole della cara Rita in quanto anche sulla Tv nazionale il suo modo di esprimersi sgrammaticato era di difficile comprensione già per i napoletani, figuriamoci per gli italiani.

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