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Fonte foto Il Mattino

In questi giorni hanno visto l’avvio le domande per ottenere l’assegno di inclusione, che dovrebbe sostituire il reddito di cittadinanza, abolito pochi mesi fa. Lunghe file quindi nei centri di assistenza fiscale, i CAF, per ottenere l’assegno, la misura voluta dal governo Meloni per sostituire il reddito di cittadinanza. Un sostegno economicamente più contenuto di quello precedente e con dei requisiti d’accesso molto più stretti rispetto al reddito di cittadinanza.

Assegno di inclusione: lunghe file ai Caf e servizi sociali in ritardo sui colloqui

Fanpage.it ha condotto un’inchiesta per raccogliere i pareri dei napoletani che avrebbero diritto a questo assegno. In tanti segnalano problemi di comunicazione tra i Caf e i centri dei servizi sociali comunali. Questi centri devono per legge svolgere una verifica sui soggetti richiedenti entro 120 giorni, un passaggio senza il quale la procedura non può andare avanti. Intanto l’opinione prevalente è che l’assegno d’inclusione non sia che un’elemosina rispetto al reddito, che espone le fasce più deboli al rischio del lavoro sottopagato e della criminalità.


Sono innanzitutto i quartieri popolari del centro e della periferia a vedere le lunghe file davanti a Caf. In tanti aspettano di essere chiamati dai centri dei servizi sociali per effettuare un colloquio con gli assistenti sociali. Ma i centri dei servizi comunali sembrano aver avuto poche indicazioni dal governo, come ci confermano diversi gestori dei Caf. A loro volta i centri di assistenza privata non possono mandare avanti le pratiche senza quel passaggio.

Bisogna poi verificare la seconda parte della misura, quella che promette, in verità esattamente come la legge del governo Conte, posti di lavoro grazie ai corsi di formazione professionale.

Una strategia che statisticamente nel nostro paese, stando ai numeri, negli ultimi 10 anni non ha mai funzionato, in maniera tale da dare una risposta ad una platea così vasta di persone. Soprattutto in un paese dove 5,5 milioni di persone vivono in povertà assoluta e 14 milioni vivono in povertà relativa, come ci ricorda il rapporto Caritas sulla povertà.

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