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Tra terra e mare, all’inizio di via Posillipo, si erge il maestoso Palazzo Donn’Anna. Fu costruito per volontà di donna Anna Carafa, consorte del viceré Ramiro Nuñez de Guzmàn, duca di Medina de las Torres. Oggi è una delle strutture più solenni di Napoli attorno al quale nei secoli sono nate diverse leggende.

Tale progetto fu commissionato al più importante architetto della città di quel periodo, Cozimo Fanzago, nel 1642. Egli presentò un ambizioso disegno secondo i canoni del barocco napoletano con un doppio punto d’ingresso, uno sul mare ed uno da una via carrozzabile. Questo assicurava che il palazzo fosse collegato al centro urbano.

L’opera però non fu mai completata per via della prematura morte di donn’Anna. Avvenuta nel 1648 durante la rivolta di Masaniello, con la caduta del viceregno spagnolo e la fuga del marito Ramiro Nuñez de Guzmàn a Madrid si consegnò il palazzo alla sua incompletezza che oggi ne determina il fascino.

Il palazzo subì alcuni danni durante la rivolta di Masaniello e il terremoto del 1688 che ne hanno in parte modificato la struttura. Nel corso del XIX secolo sono stati numerosi i passaggi di proprietà che hanno visto i legittimi proprietari provare di volta in volta a modificare la destinazione d’uso della struttura, facendola diventare prima una fabbrica di cristalli e poi un albergo. Oggi l’edificio non è visitabile in quanto interamente utilizzato come abitazione privata. Il punto d’accesso a terzi più vicino al palazzo è rappresentato dall’adiacente spiaggia privata.

Il palazzo tra miti e leggende

Il maestoso palazzo è protagonista di molti miti e leggende, come molte sono le voci legate alla sua artefice.

Donn’Anna Carafa infatti era una aristocratica nobildonna napoletana e il suo palazzo era centro di movida per l’alta società della città. Si innammorò di Ramiro De Guzmàn, al quale però non prestava molta fedeltà durante i suoi viaggi in Spagna. Ella dopo poco si innamorò perdutamente di Gaetano di Casapesenna.

Costui, durante una delle tante feste del palazzo, si innamorò di Mercedes de las Torres, nipote di Donn’Anna, sorella del viceré duca di Medina. I due iniziarono una clandestina storia d’amore, di cui presto la padrona di casa venne a sapere. I due si baciarono durante una scena teatrale, e pochi giorni di questa il corpo della giovane scomparve. Di lei la Serao narra che l’anima vaghi ancora nel palazzo cercando di ricongiungersi con il suo amato emettendo profondi lamenti.

La stessa Matilde Serao ci racconta che in questo palazzo Giovanna D’Angiò incontrava i suoi giovani amanti. Con loro trascorreva notti intense di amore, per poi ammazzarli all’alba facendoli precipitare dal palazzo. Pare che si possano ancora sentire i lamenti di queste giovani anime che trovarono troppo presto la morte, e che non hanno smesso di aggirarsi nell’antica dimora senza darsi mai pace.

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