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Da oggi a Napoli serve il Cusr per affittare ai turisti. La nuova legge europea impone anche alle piattaforme online di rispettare la normativa fiscale DAC7, emanata dall’Unione Europea. Per questo da oggi devono essere in possesso del Cusr, il codice identificativo unico per le strutture ricettive, anche i privati che vogliono affittare le loro seconde case, e non solo gli albergatori di professione.

A Napoli serve il Cusr per affittare la propria casa: mille le richieste ferme al Comune

Napoli è diventata un’ambita meta turistica: è evidente soprattutto in questi giorni. Molti turisti pensano a Napoli per trascorrere i giorni delle ferie natalizie, o per festeggiare il Capodanno in una città vivace e bellissima.

Servono a questo proposito strutture ricettive. Sempre più persone, quindi, si rivolgono per cercare alloggio ai siti che offrono case e appartamenti in affitto per periodi brevi o brevissimi. I più conosciuti e affidabili sono Booking e AirBnb. Questi però, dal 1 novembre scorso, hanno bloccato anche in Campania le nuove iscrizioni da parte dei proprietari che vogliono affittare il proprio immobile, a meno che non siano in possesso del Cusr, il codice identificativo unico per le strutture ricettive.

A Napoli, però, sono in pochissimi ad avere questo codice e per chi non lo ha le nuove iscrizioni di B&B, case vacanze e camere in affitto sono di fatto bloccate. Il Cusr dovrebbe essere fornito dallo Sportello Unico Attività Produttive (Suap), a cui nelle scorse settimana sono arrivate migliaia di richieste, ma finora rimangono ancora poche le pratiche evase.

Piergaetano Orlando, dell’associazione Aigo Confesercenti –commenta così la situazione attuale: “Combattere l’abusivismo è positivo. Ma occorre anche che le procedure siano celeri. Circa mille richieste per il Cusr sono state inviate agli uffici comunali, ma finora non abbiamo ricevuto risposte“.

Intanto le piattaforme di prenotazione online hanno inviato messaggi ai proprietari di case che affittano sui lori siti, i cosiddetti host. Queste mail invitano gli host a fornire il Cusr, o, come viene chiamato a livello nazionale, il Cin, appena possibile. Al momento le piattaforme online non hanno cancellato le strutture iscritte sul loro sito. Ma entro il 31 gennaio 2024 i gestori di questi siti dovranno comunicare le prime informazioni sul 2023, a proposito delle vendite di beni e prestazioni dei propri utenti sulle rispettive App all’Agenzia delle Entrate.

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